Dalle fattezze di una dea botticelliana, che con la dolcezza degli occhi, il candore del sorriso e la grazia del corpo irradia sublimi sensazioni, la giovanissima milazzese Laura Culicetto, modella, cantante, attrice e presentatrice, nel risaltare ulteriormente la propria immagine si è affidata all’occhio sapiente del maestro Giovanni Puliafito, che nei locali dello “Studio Fotografico F 2.8”, gestito insieme a Daris Puglisi del “Caribana Club” a Monforte Marina, ha svolto un servizio dai risultati straordinari. L’evento è stato l’occasione propizia per effettuare un’intervista ai due protagonisti.
Chi è Laura Culicetto?
“È una ragazza diciannovenne, semplice ed umile, che ha cercato di prendere il meglio della mia città per valorizzarla. Essere modella è una grande passione, cui aggiungo la cultura, essendo peraltro studentessa alla Facoltà di Scienze e Tecniche Psicologiche presso l’Università degli Studi di Messina. Grazie all’esperienza di mio padre ho studiato anche pianoforte. Ho fatto parte del cast in due film (“Il mare, la mia vita” e “Il maresciallo Mancuso al servizio della dittatura democratica”) del regista ed attore peloritano Nico Zancle. Nel 2009 ho preso parte al primo concorso di moda “Miss Studente” arrivando al primo posto. Considero la persona del fotografo un adepto adorante il mio corpo, i miei pregi ed i miei difetti”.
Oltre ad essere modella, lei è anche una cantante, un’attrice, una presentatrice. Quali sono le ragioni di una così ampia poliedricità?
“Innanzitutto è la passione per l’arte in genere: in realtà è stata la mia famiglia, i parenti e gli amici a spingermi grazie alla mia indole estroversa. Ciò mi ha consentito di esprimermi con disinvoltura dinanzi al palcoscenico: non a caso attualmente sono la presentatrice ufficiale dell’orchestra “Afflatus” diretta dal maestro Francesco Bruno”.
La moda, la musica, il teatro, il cinema sono mondi antitetici o complementari?
“Assolutamente complementari per il fine comune di catturare al massimo l’attenzione nonché per lo sviluppo della propria personalità. Penso di essermi distinta dagli altri, perché ho sempre mantenuto i principi ed i valori infusi dalla mia famiglia, quali il rispetto e la serietà”.
Quali sono i requisiti per svolgere con successo l’attività nei settori su citati?
“Molteplici, essendo del parere che la bellezza interiore sia importante, ma in alcuni campi riveste grande spicco quella esteriore, perché il fisico deve essere capace di comunicare. Se l’avvenenza interiore coincide con quella esteriore, ci si proietta indicibilmente verso la perfezione totale”.
Cos’è per lei il mondo della cinematografia e del teatro?
“Rappresenta una seconda tappa: non mi ritengo un’attrice completa. Ho preso lezioni in tal senso ed ho compreso che recitare significa indossare le vesti di ciò che non si è. Reputo il teatro più bello del cinema, poiché è necessaria una maggiore concentrazione e sicurezza di sé”.
Cos’è il mondo della moda?
“Senza dubbio è la mia prima passione, considerandola una grandissima espressione dell’umanità. Inseguo sempre le tendenze del momento preferendo lo stile di Valentino, in grado di manifestare al meglio la sensualità femminile. Sono dell’opinione che nella moda si possa osare per ottenere quel particolare, che mi contraddistingua”.
Quali sono i lati positivi e quali i negativi nei concorsi di bellezza?
“Si tratta di un mondo contraddittorio, contenente l’utilità di conoscere tanta gente e di calcare le passerelle per ottenere visibilità. Dall’altro versante non esiste la meritocrazia, giacché esistono concorsi, specie quelli di paese, in cui si conosce già il verdetto prima di cominciare, inducendo a chi è particolarmente suscettibile a sfociare in stati depressivi. Di qui la mia decisione di partecipare a concorsi di livello nazionale ed internazionale, dato che almeno costituiscono una buona vetrina”.
In quale dei settori lei riesce a mostrare maggiore comunicatività?
“Principalmente cerco di esaltare le mie caratteristiche e peculiarità col portamento. Negli spettacoli teatrali e sul set cinematografico mi sento parte della scena e coinvolta nell’atmosfera del dramma usando il mio sorriso come arma vincente”.
Lei è anche una studentessa universitaria: come riesce a conciliare lo studio con le sue molteplici attività artistiche?
“Considero lo studio prioritario: per questo rinuncio a tante occasioni, ma ho la consapevolezza che avrò una professione. Negli intervalli fra una materia e l’altra tuttavia cerco sempre di coltivare le mie passioni individuando quali eventi possano essere favorevoli ad esaltare le mie qualità. Si sa che la bellezza fisica col tempo svanisce, ma quella interiore è indelebile; pertanto i sogni devono essere sempre inseguiti”.
Quali sono i progetti futuri?
“Tanti: la Laurea innanzitutto per poi effettuare il percorso specialistico in qualche Ateneo del Nord-Italia. Nel contempo vorrei provare ad entrare nel mondo della moda e cogliere tutte le opportunità artistiche, anche se il sogno più grande, come ogni donna portatrice di vita, è di fondare una famiglia tutta mia”.
La celebrazione di una così splendida Musa non potrebbe avvenire senza l’erudizione compositiva di un autore, quale è Giovanni Puliafito, esperto nell’idealizzare l’iconografia dei soggetti, che a lui si rivolgono.
Attraverso i suoi scatti qual è il messaggio, che vuole dare a chi li osserva?
“Io dico sempre che le foto realizzate non sono mie, ma dono me stesso. Cerco la perfezione in tutto ciò, che descrivo attraverso la postura e gli sguardi, ponendomi alla ricerca dell’espressività. Quando ritraggo le modelle, ci tengo a che esse possano esprimere un loro giudizio critico di carattere estetico”.
Quali particolari ricerca allorquando scatta una foto?
“Sono molto attento alle composizioni fotografiche, perché ci sono delle linee guida per l’occhio umano alla base di un’immagine. Nei miei lavori amo guidare lo sguardo dell’osservatore a ciò che ho realizzato”.
Quali requisiti deve possedere una foto per essere considerata un’opera d’arte?
“Una foto d’arte non ha requisiti standard, ma è giudicata dall’impatto visivo liberando tutte le emozioni insite nel proprio animo. Cerco di stuzzicare la fantasia dello spettatore rendendolo partecipe di ciò che ho compiuto. Esistono pose simili, ma non uguali, perché è la composizione nella sua globalità a valorizzare la modella, la quale deve essere un fine e non uno strumento: infatti, nel rispetto della persona io desidero tendere al bello esaltando sempre gli occhi, per antonomasia lo specchio dell’anima, capaci di trasfigurarla in una spiritualizzazione dalle connotazioni puramente celestiali”.
Rodrigo Foti