Droga, furti e altri reati minori. La passava sempre liscia perché si spacciava sempre per il fratello poliziotto che lavora al nord. A lui mancavano sempre i documenti. La vicenda paradossale è avvenuta a Palermo. Protagonista Daniele Pitti, 22enne del quartiere Zen che, grazie al trucchetto di spacciarsi per il fratello maggiore di 25 anni, riusciva a farsi scarcerare e patteggiare una pena irrisoria.
Secondo la giustizia a commettere i reati era Giuseppe Pitti, agente in servizio, non pregiudicato e quindi il caso si chiudeva in pochi passaggi. In tribunale non vengono richiesti i documenti ed è così emersa la falla nel sistema giudiziario che non è riuscito a verificare l’identità di una persona senza documenti al momento dell’arresto (lo scorso 23 ottobre). Daniele, processato con rito direttissimo, è diventato Giuseppe e nel giro di poco è tornato in libertà.
La vicenda è saltata alla luce perché il padre dei due fratelli ha ricevuto la notifica del provvedimento, ha voluto subito far luce sull’accaduto e si è rivolto agli avvocati. Adesso il pubblico ministero Francesco Grassi sta procedendo per far sì che si correggesse l’errore materiale della sentenza del giudice. Se i nodi non si scioglieranno, agli avvocati non resterà altra scelta che il ricorso in Cassazione contro la condanna all’insaputa dell’imputato.
Maria Chiara Ferraù