Pace del Mela (Me): “pazzi in partenza” debutta a teatro

Dopo il consenso di pubblico ottenuto nelle tappe estive nei comuni di Venetico, Spadafora, Rometta, Milazzo e Barcellona, continua il tour della compagnia teatrale “Vite sospese” con “Pazzi in partenza”, spettacolo che andrà in scena all’Auditorium di Pace del Mela nel messinese, il prossimo 9 novembre alle 21.30 con la regia di Giuseppe Pollicina che, con grande sensibilità, riesce a far confluire negli attori la giusta energia da rimandare al pubblico, creando un’autentica empatia tra personaggi e spettatori.

La compagnia teatrale Vite sospese nasce nel 2009 su iniziativa di un gruppo di volontari: Luigi Trifirò, Maria Rita Celi, Maria Grazia Squadrito e Maria Concetta Agnello che da alcuni anni si recano regolarmente all’Opg V.Madia di Barcellona, dove si sono armonizzati con un gruppo di persone affette da disturbi mentali. Dopo una serie di attività risocializzanti hanno elaborato il progetto Vite sospese che prevede la realizzazione di un laboratorio artistico all’interno dell’ospedale psichiatrico giudiziario  e una campagna di informazione e sensibilizzazione sul territorio per diffondere una corretta percezione della malattia mentale e delle sue molteplici implicazioni sociali.

Il laboratorio inizialmente ha posto al centro delle attività l’ascolto del vissuto degli internati e la trasposizione delle storie, delle sensazioni e della percezione di sé, in testi e musiche. I pazienti manifestano interesse, serietà ed impegno nel produrre un brano musicale dal titolo dell’omonimo progetto sintetizzante le loro dolorose esperienze e che darà il nome alla compagnia teatrale creata contestualmente al laboratorio. Il pezzo diviene il leitmotiv della campagna d’informazione con cui il gruppo di lavoro, volontari ed internati, racconta la propria esperienza in dodici piazze di alcuni comuni della fascia tirrenica nell’estate del 2010. Forti del consenso ottenuto, nei mesi invernali il sodalizio si concentra  sui giovani del triennio delle scuole superiori del messinese e propone un dibattito tra internati del laboratorio e studenti, dopo aver proiettato alcuni stralci del documentario prodotto dalla commissione parlamentare d’inchiesta, che ha visitato i sei opg d’Italia. Gli incontri hanno offerto momenti di grande sensibilità, quando gli internati, parlando del loro dramma attraverso poesie e monologhi autobiografici, hanno ricevuto incoraggiamenti dai tanti giovani auditori. Il lavoro svolto è stato reputato interessante sotto il profilo artistico, ma soprattutto per le implicazioni terapeutiche agli internati e per gli effetti sensibilizzanti sugli auditori. Nel novembre del 2012 gli organizzatori del ffestival dei matti hanno chiesto la presenza della compagnia teatrale barcellonese a Venezia nel teatro Goldoni, in occasione della prima rappresentazione della “Nave dei folli”. Durante la rassegna i giovani internati sono stati invitati ad intervenire ai convegni organizzati, raccontando la loro esperienza.

Reduce da quell’evento, il laboratorio teatrale ha prodotto il testo “Pazzi in partenza”, una commedia brillante in due atti liberamente ispirata alla realtà carceraria, in cui i giovani internati si raccontano ironicamente ed evidenziano tutta l’inadeguatezza della politica nel risolvere l’annoso problema degli Opg e della  gestione della malattia mentale. Il testo, pur nella sua ironia, è fedele alla realtà più di quanto si possa pensare. I personaggi, nei loro atteggiamenti, riproducono sarcasticamente le caratteristiche principali di chi quotidianamente vive la propria malattia dietro il cancello e di chi varca quel cancello ogni giorno per svolgere un’attività professionale. I risultati ottenuti hanno condotto il direttore dell’Opg, Nunziante Rosania e l’equipe di trattamento, a concludere che le attività in essere dovevano essere intensificate e ulteriormente sviluppate. I risultati ottenuti sulla stabilizzazione comportamentale e sulla giusta percezione delle proprie potenzialità affermano che le terapie farmacologiche risultano più efficaci se supportate da un intenso e costante impegno creativo. Il malato mentale, non più inscatolato nello stigma della pericolosità sociale, impara a conoscere se stesso, a potenziare le proprie abilità attraverso l’esperienza artistica e si propone a pieno titolo cittadino di una società che non deve rifiutare di riconoscerlo, ma piuttosto impegnarsi all’ascolto sensibile di quella fragilità insita nella malattia ed includerlo nelle dinamiche sociali dandogli la giusta collocazione.

Rodrigo Foti

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