Fase finale dell’articolata indagine sulla famiglia mafiosa di Barcellona pozzo di Gotto (Messina), denominata Gotha 4, Quattro persone sono state arrestate perché indagati per associazione di tipo mafioso. L’operazione, avviata a luglio del 2013, aveva consentito l’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 36 indagati per associazione di tipo mafioso, estorsioni, omicidio, rapina, detenzione di armi ed altri reati.
Le misure cautelari hanno dimostrato l’intraneità al sodalizio mafioso barcellonese di Salvatore Treccarichi, evidenziando anche elementi probatori inediti nei confronti del padre, Giuseppe Antonio Treccarichi.
Emesse le misure patrimoniali nei confronti di Francesco Aliberti, Antonino Mazzeo, detto Piritta, Giuseppe Antonio Treccarichi e Salvatore Treccarichi. È stata accertata, infatti, la forte sproporzione tra l’ingente patrimonio ed i modesti redditi dichiarati dagli indagati e dai componenti del rispettivo nucleo familiare, tale da non giustificarne la legittima provenienza. Gli accertamenti di natura economico patrimoniale, hanno consentito di individuare sei imprese e il relativo patrimonio aziendale, diversi appezzamenti di terreno, numerosi autoveicoli e motoveicoli, due imbarcazioni e diversi conti correnti bancari per un valore complessivo di circa 4 milioni di euro.
Le indagini, corroborate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Campisi, avevano messo in luce l’instabilità di un sistema mafioso fortemente provato dalle dichiarazioni dei collaboratori Carmelo Bisognano, già capo dell’articolazione barcellonese dei Mazzaroti, Alfio Giuseppe Castro e Santo Gullo ed il difficile tentativo di ripristinare un assetto organizzativo in grado di far fronte alle rinnovate esigenze di controllo del territorio e di realizzare delle progettualità criminali, difficilmente conciliabili con l’assenza della maggior parte degli elementi apicali del sodalizio in quanto sottoposti a regime del carcere duro e con gli effetti delle penetranti misure patrimoniali di sequestro beni nel frattempo applicate.
Grazie alle attività tecniche ed ad una minuziosa analisi patrimoniale, è stato possibile individuare nella veste di dominus, Giuseppe Antonio Treccarichi, all’interno dell’omonima impresa individuale intestata al figlio Salvatore, con sede legale a Pace del Mela, creata per sottrarne il complesso aziendale all’eventuale effetto di una misura di prevenzione patrimoniale, proprio nel momento in cui era divenuta nota la defezione collaborativa di Carmelo Bisognano. Per lo stesso fine, gli stessi avevano acquisito anche parte delle quote relative alla MGM srl, di proprietà di Alfio Buemi.
I provvedimenti patrimoniali hanno raggiunto anche Francesco Aliberti ed Antonino Mazzeo, entrambi ritenuti elementi di spicco del sodalizio mafioso dei barcellonesi. L’Aliberti, in particolare, dopo essere stata resa nota la posizione giudiziaria di Campisi nell’ambito del processo scaturito dall’operazione Vivaio, tra i pochi elementi di vertice del sodalizio all’epoca ancora in libertà, si era preoccupato di far comprendere ai propri affiliati l’importanza del sostentamento ai consociati detenuti quale impegno morale e, soprattutto, per scongiurare l’ipotesi di ulteriori collaborazioni. Aveva anche manifestato il rinnovato interesse che la consorteria avrebbe rivolto al traffico di sostanze stupefacenti, fino a pochi anni addietro considerato avulso dagli interessi prettamente mafiosi, tentato di interesse in ragione della concreta diminuzione degli introiti estorsivi, connessa alla particolare congiuntura economica ed alle oggettive difficoltà dell’imprenditoria locale.
I carabinieri del Ros hanno sequestrato, tra i beni nella sua disponibilità, le imprese Nuova FAB di Sebastiano Aliberti e New Simet di Sara Aliberti, entrambe con sede legale a Barcellona, un immobile ubicato in quel comune, nove veicoli e diversi conti correnti.
Antonino Mazzeo, anch’egli organico alla struttura mafiosa barcellonese, ha subìto il sequestro di un’azienda con sede a Terme Vigliatore, la Trasport Line, società cooperativa; un immobile sempre a Terme Vigliatore; 3 veicoli fra cui una Ferrari 360 Modena e due imbarcazioni da diporto.
Le ripercussioni sull’organizzazione dell’azione repressiva portata avanti dall’arma dei carabinieri nella provincia di Messina nei confronti dei capi e promotori dell’organizzazione mafiosa, erano stati ben compresi anche dagli indagati che, immediatamente dopo il loro arresto, si stavano prodigando dal carcere per fare in modo che quanto nella loro disponibilità fosse venduto od occultato. Si tratta di un ulteriore segnale inequivocabile dell’efficacia della pluridecennale manovra investigativa condotta dal Ros, d’intesa con la procura distrettuale di Messina, nei confronti della famiglia mafiosa barcellonese, da anni ai vertici del panorama criminale dell’area tirrenica.