Era il 25 settembre del 1979 quando il giudice Cesare Terranova, insieme al maresciallo Lenin Mancuso, vennero uccisi a Palermo. Per due legislature era stato eletto nelle liste del Pci ed era stato membro della commissione antimafia. Si accingeva ad insediarsi al posto di capo dell’ufficio istruzione di Palermo. Qualche anno prima aveva inchiodato Luciano Liggio, la primula rossa di Corleone. Per il suo omicidio furono condannati all’ergastolo come mandanti, i componenti della cupola di Cosa nostra: Salvatore Riina, Bernardo Brusca, Bernardo Provenzano, Francesco Madonia, Pippo Calò, Antonino Geraci e Michele Greco.
Era sempre il 25 settembre del 1988 quando la mafia uccideva il giudice Antonino Saetta lungo il viadotto Grottarossa della statale 640 Agrigento-Caltanissetta e il figlio Stefano. L’agguato poco prima della mezzanotte. L’omicidio sarebbe stato deciso dalla cupola mafiosa presieduta da Totò Riina per punire il magistrato che aveva pesantemente condannato killer e mandanti di efferati omicidi e che era candidato a presiedere la corte d’appello del primo maxiprocesso alle cosche mafiose del palermitano. Per il duplice omicidio vennero condannati all’ergastolo con sentenza definitiva il boss Francesco Madonia palermitano e Pietro Ribisi, di Palma di Montechiaro.
Maria Chiara Ferraù