I giudici della Corte di Bologna hanno confermato le condanne del processo d’appello sul caso Ciappazzi, collegato al crac Parmalat. Prosegue anche l’azione civile di 41 ex lavoratori dello stabilimento di Terme Vigliatore, centro in provincia di Messina, rappresentati dagli avvocati Sebastiano Campanella e Tommaso Calderone.
Condanne confermate per Cesare Geronzi, 5 anni di reclusione; Matteo Arpe, 3 anni e 7 mesi; Alberto Giordano, 4 anni; Eugenio Favale, Antonio Muto e Alberto Monza, 3 anni e 3 mesi ciascuno; Riccardo Tristano, 3 anni e 4 mesi e Luigi Giove, 3 anni di reclusione. Confermate anche le pene accessorie: interdizione per 10 anni dall’esercizio di impresa e per 5 anni dai pubblici uffici.
La vertenza giudiziaria si riferiva alla vendita controversa dell’azienda di acque minerali che Calisto Tanzi acquistò da Giuseppe Ciarrapico: secondo l’accusa, dietro quella cessione c’era Geronzi e Capitalia che “obbligò” Tanzi a comprare quell’azienda in cattivissime acque. Ciarrapico ottenne 35 miliardi da Tanzi per un complesso industriale dal valore nullo ed in compenso la Parmalat ottenne da Capitalia un prestito di 50 milioni trasferito alle aziende turistiche di Tanzi, in crisi di liquidità. Sono stati contestati, a vario titolo, reati di bancarotta, bancarotta fraudolenta e usura.