Nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo è iniziata oggi la seconda udienza del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia e Salvatore Borsellino teme per Massimo Ciancimino. Secondo il fratello del giudice ucciso da Cosa Nostra, per il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, “c’è una giustizia a orologeria che lascia pensare”. Due giorni fa Ciancimino jr è stato arrestato per associazione a delinquere ed evasione fiscale.
“Se oggi fosse stato presente in aula – ha dichiarato Borsellino – gli avrei stretto la mano nella cella. Sono davvero preoccupato per la sua salute. Nelle carceri italiane spesso succedono cose molto strane. Ci sono stati suicidi assistiti e trattamenti particolari per dei mafiosi che avrebbero voluto collaborare. Sono seriamente preoccupato – prosegue Borsellino – perché Ciancimino è anche il testimone principale del processo, senza il quale il dibattimento non sarebbe mai cominciato. Molti esponenti delle istituzioni non avrebbero mai ritrovato la memoria”.
Intanto la procura di Palermo ha detto no alla costituzione di parte civile di Salvatore Borsellino nella strage di via d’Amelio, “non riscontrandosi, sulla base delle imputazioni, il nesso eziologico diretto tra il fatto e il danno a carico del parente”. Secondo i pubblici ministeri, invece, Borsellino dovrebbe essere parte civile ne processo in quanto rappresentante del popolo delle agende rosse. Sì dal pm anche alla costituzione di parte civile del comitato Addio pizzo.
Parere favorevole dall’accusa, alla costituzione di parte civile dell’associazione Libera, del comune di Campofelice di Roccella, dell’associazione dei vigili del fuoco Carlo La Catena e sì anche per i familiari dell’eurodeputato Salvo Lima, ucciso dalla mafia nel marzo del 1992 a Palermo, perché “il suo omicidio è stata la prima esternazione della strategia stragista di Cosa Nostra – spiega Del Bene – che ha avuto come obiettivo un soggetto considerato contiguo a Cosa nostra ma poi giudicato un traditore”. Accolta anche dallo stesso pm la costituzione di parte civile del Comune di Palermo contro Nicola Mancino, imputato nel processo sulla trattativa. No, invece, per l’associazione Rita Atria e l’antiracket di Marsala. Adesso sarà il presidente della Corte d’assise, Alfredo Mondalto, a dover decidere se accogliere o meno le richieste di costituzione di parte civile.
Secondo l’ex presidente del Senato, Nicola Mancino, infine, non dovrebbero essere costituite parti civili tutti coloro che hanno fatto richiesta nel corso della prima udienza.
Mancino, lo ricordiamo, è accusato di falsa testimonianza. “Riportarsi a fatti di 21 anni fa è arduo – sostengono i legali di Mancino – rigettiamo per questo tutte le richieste di costituzione di parte civile che vengono rivolte all’imputato Nicola Mancino, anche dal Comune di Palermo. Qual è il nesso diretto e immediato tra il danno e i fatti che gli vengono contestati? S tratta di fatti risalenti a 20 anni fa e lui è imputato per falsa testimonianza”.