Non hanno pace i giovani che hanno vinto il concorso per accedere al Tfa, tirocinio formativo attivo, all’università degli studi di Messina. Dopo le ansie di qualche mese fa, legate al ritardo nell’avvio delle lezioni, arrivano altri problemi. Gli studenti messinesi del Tfa non hanno ancora iniziato l’area specifica. Probabilmente lo faranno a partire dalla prossima settimana. E non solo. Fino a ieri non si sapeva nemmeno che fine avesse fatto il tirocinio nelle scuole.
Un gruppo di tirocinanti aveva anche preso carta e penna per scrivere alla dottoressa Stellaci, braccio destro del ministro dell’Istruzione, Profumo, per ottenere delucidazioni in merito. Secondo la Stellaci, il problema sarebbe da imputare all’ufficio scolastico regionale. E’ di ieri pomeriggio, invece, la notizia che l’Usr a Messina ha dato l’ok ai tutor coordinatori per far partire i tirocini. “Stiamo tirando un sospiro di sollievo – dichiarano alcuni dei tirocinanti – anche se temiamo quello che ci aspetta: dovremo ammazzarci di lavoro con il tirocinio a scuola di mattina, pomeriggio saremo a Messina a seguire le lezioni del Tfa del blocco specifico e conciliare i nostri impegni lavorativi”.
Il tirocinio diretto, che dovrebbe durare 154 ore e finire prima del termine dell’anno scolastico, per gli studenti messinesi è stato ridotto a 114 ore in modo da dar loro la possibilità di completare il percorso entro luglio, termine ultimo stabilito dal ministero per poter essere abilitati prima dell’inizio del prossimo anno scolastico.
Se, in merito, si chiedono informazioni alla responsabile del Tfa di Messina, al telefono viene risposto di controllare sul sito internet dove si possono trovare tutte le informazioni. Ma non si trova niente.
Fra tutti questi problemi, forse la situazione più assurda per gli studenti messinesi, è stata dover cercare da soli le scuole con cui stipulare le convenzioni per i tirocini. “Io ho chiesto ad un liceo– ha dichiarato un tirocinante – e non ho avuto problemi. Ci sono stati alcuni colleghi, invece, che si sono sentiti rispondere dalle scuole che quello era un compito dell’università e che non avrebbero dialogato con chi frequentava il Tfa”.
Ma non è finita. A Messina gli aspiranti insegnanti abilitati hanno dovuto pagare 2.600 euro in un’unica soluzione entro dicembre, mentre altri atenei avevano dilazionato il pagamento. Adesso dovrebbe essere loro rimborsata la tassa per il diritto allo studio per usufruire dei servizi universitari, di cui non fanno uso. Anche qui la patata bollente passa da un telefono all’altro.
Maria Chiara Ferraù