Naso comune collinare che sorge alle pendici dei Nebrodi, è ottimo testimone di un aspetto che esalta numerosi comuni storici italiani ma in egual misura li condiziona a maggior tutela. A questa bellezza paessaggistica e culturale, infatti, si affianca il calvario del cedimento collinare del suo centro storico, causando numerosi disagi ed inevitabili prese di posizione per la tutela dei suoi abitanti ed anche del patrimonio artistico che possiede.
La frana da sempre attiva e tutt’oggi presente, coinvolge la parte sud-ovest del centro storico. Se fino a qualche decennio fa, tale cedimento premeva l’esigenza di far ri-livellare il manto stradale adesso non è più cosi. Nell’estate del 2012, gli eventi sono precipitati ed il movimento franoso ha accelerato la sua evoluzione, con cedimenti ed abbassamenti del suolo di oltre 10 cm l’anno. Gli eventi che seguirono non sono stati di immediata esecuzione, un’ordinanza di protezione civile era stata emessa nel 2010, in seguito a varie richieste di sopralluoghi, si ottenne la prima azione di monitoraggio con contestuali ricerche geologiche.
Date le prime analisi, si è dato corso ad interventi di mitigazione del rischio, nel quartiere Spirito Santo, sono state eseguite ordinanze di sgombero. A più di 30 persone, sono stati assegnati alloggi popolari. Dal 2013 è stato necessario istituire il senso unico di marcia sulla S.S. 116 con direzione Castell’Umberto.
L’ultima relazione geologica risale al 2014. Quest’ultima in concomitanza alle molte altre relazioni geologiche fatte nel corso degli anni, attesta chiaramente che il centro storico di Naso è interessato da una frana attiva. Il dato interessante è che già 20 anni fa è stata fatta una relazione come supporto al progetto di consolidamento, mai completato, tale relazione prevedeva la continuazione delle palificazioni orizzontali fino in basso e con sistema a raggiera. Le amministrazioni successive ritennero quest’intervento “scellerato, in quanto bisognava cominciare a consolidare la parte bassa per poi proseguire verso l’alto”.
Ad oggi, il centro storico di Naso, ha ottenuto due finanziamenti, uno di circa 3.000.000,00 di euro ed un altro di circa 9.000.000,00 di euro, sempre per il tramite della Regione Siciliana, dipartimento della Protezione Civile ed ufficio del commissario per emergenza idrogeologica per la Sicilia, diretto da Maurizio Croce. Ad ogni modo non bastano. Di queste somme già una parte sono state spese per la demolizione obbligata del fabbricato ove era collocato il Municipio, altre verranno utilizzate per la demolizione del vecchio albergo Miravalle. Nel frattempo è stata espletata una gara per la progettazione esecutiva delle opere con nuovi studi geotecnici che dovrebbero dare la soluzione definitiva per bloccare il movimento franoso.
L’attuale amministrazione commenta così: “la cosa seria è fare uno studio che ci dica come risolvere, o quantomeno tamponare il movimento franoso”. Alla selezione durata più di 9 mesi hanno partecipato i migliori professionisti d’Italia. L’alto tasso di partecipazione indica uno studio accurata del problema, per cui non tutti i professionisti si sono cimentati , c’è l’esigenza di avere grande esperienza e responsabilità. Si confida quindi, in una celere quanto precisa, pregettazione delle opere da eseguire sotto il monitoraggio e controllo della protezione civile regionale e dell’ufficio tecnico di Naso”.
Il centro storico è costituito da edifici monumentali. Ci sono palazzi di altissimo pregio. Residenze degne delle migliori città nobiliari siciliane ed italiane. L’università di Firenze, facoltà di architettura, ha voluto fare uno studio su urbanizzazione ed edifici di Naso. La visuale paesaggista è molto suggestiva dalle isole Eolie a Capo Milazzo, dall’Etna a Cefalù.
L’amministrazione non vuole mollare, ha riaperto la scuola in piazza Roma; ha mantenuto l’ufficio del giudice di pace; sta ristrutturando l’ex casa collica; ha riaperto il teatro vittorio alfieri; ha rinnovato la biblioteca comunale; è stata riaperta la pinacoteca comunale dedicata ad un grande artista di Naso, Tano Santoro; l’associazione tempi di recupero ha ricollocato, restaurato, ripreso molte opere prensenti nel paese. Si mantiene vivo ed attivo il museo d’arte Sacra. L’amministrazione sollecita gli enti preposti a cercare nuove risorse finanziare, a mantenere gli uffici esistenti, a ristrutturare i propri fabbricati, ad incentivare l’apertura di nuove attività.
Di converso, a seguito del dissesto 13 famiglie sono state sfollate, due le imprese commerciali chiuse, un tabacchino ed il bar dei portici. Se la situazione non migliora sono a rischio le attività pubbliche e private presenti ancora nel territorio, compresi passanti e residenti. Gli ottimisti discutono sulla ricerca di nuovi spazi adiacenti al centro per residenti, turisti, viaggiatori. I pessimisti preferiscono commentare dietro le quinte ed intanto i giovani migrano verso mete occupazionali e futuriste.