Catania: operazione Fiori bianchi , decapitato clan Santapaola

E’ stata chiamata “Fiori bianchi” l’operazione condotta questa mattina dai Carabinieri e che ha portato all’arresto di 77 persone (di cui tre sono ancora ricercate), consentendo la decapitazione del clan mafioso Santapaola-Ercolano. Più di 300 Carabinieri hanno dato esecuzione, in tutto il territorio nazionale, a un provvedimento restrittivo emesso dal Gip di Catania su richiesta della Direzione distrettuale antimafia etnea. Fra i 77 destinatari del provvedimento, 34 si trovavano già in carcere per altri motivi. Gli affiliati alla famiglia mafiosa Santapaola-Ercoano, attiva in tutta la provincia etnea, sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, intestazione fittizia di beni, estorsione e spaccio di sostanze stupefacenti. Questi ultimi due reati sono aggravati dall’aver agito per agevolare il sodalizio d’appartenenza.

Dopo due anni di indagini è stato possibile accertare la responsabilità delle 77 persone indagate, in relazione all’appartenenza alla famiglia mafiosa catanese, articolata in gruppi operanti nei vari quartieri: Monte Po, Villaggio Sant’Agata, Lineri, Picanello, Stazione, San Cristoforo, San Giovanni Galermo, Librino ,Civita e Cibali e in alcuni comuni della provincia quali Paternò, Belpasso, Mascalucia, Santa Venerina, Acireale, Fiumefreddo e Riposto.

In questi centri e nei quartieri di Catania i 77 sistematicamente raccoglievano il pizzo chiesto ai danni delle più diverse attività commerciali e imprenditoriali. Le investigazioni hanno permesso di far luce su oltre 20 estorsioni iniziate nel lontano 1993. Fra i reati contestati anche lo spaccio di droga e la fittizia intestazione di beni.

L’operazione è il terzo atto dell’iter investigativo condotto dalla procura distrettuale antimafia e dai carabinieri del comando provinciale di Catania. Tutto era iniziato l’8 ottobre del 2009 con l’interruzione di un summit mafioso nelle campagne di Belpasso a cui avevano partecipato nove elementi di spicco di Cosa Nostra etnea. Importanti per il prosieguo delle indagini sono state le dichiarazioni di Santo La Causa, reggente dell’associazione mafiosa dal 2006 al 2009 che continua a svelare i retroscena di 30 anni di vicende mafiose che hanno caratterizzato la storia criminale di Catania e del suo hinterland.

È stato proprio grazie alle dichiarazioni di La Causa che, 20 giorni fa, i Carabinieri hanno arrestato sette persone ritenute responsabili di 4 omicidi commessi a Catania nel 1995, nel 1999 e nel 2009.

Fra gli arrestati anche Giuseppe Seminara, assistente capo in servizio presso la casa circondariale di Catania Bicocca che è ritenuto responsabile di aver messo a disposizione degli affiliati detenuti del clan, più volte, telefoni cellulari, radio, orologi, champagne e altro, oltre ad informarli delle traduzioni che riguardavano gli appartenenti alla “famiglia”.

Inoltre, le indagini hanno permesso di dimostrare il coinvolgimento di alcuni indagati nello spaccio di cocaina e marijuana in alcuni quartieri di Catania. I proventi della vendita della droga erano destinati alle casse dell’organizzazione. Documentata anche la fittizia intestazione a terzi di un’autoconcessionaria riconducibile ad affiliati al sodalizio criminale per eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali. Accertate altresì le diverse modalità di imposizione del pizzo adottate tra il 1993 e il 2010 che prevedevano la riscossione mensile, trimestrale o annuale di importi che andavano dai 2 mila ai 6 mila euro all’anno per ogni attività presa di mira.

Tra gli arrestati anche i capi dei diversi gruppi operativi: Natale Armando Angemi per la Civita; Mirko Pompeo Casesa per la zona di Mascalucia e Nicolosi; Antonino Castorina per Santa Venerina e Zafferana Etnea; Salvatore Fazio per Cibali; Benedetto La Motta per Riposto; Angelo Mirabile per il Villaggio Sant’Agata; Andrea Luca Nizza per Librino; Antonino Patanè per Acicatena; Sebastiano Patanè per Fiumefreddo di Sicilia; Lorenzo Pavone per Picanello e Giuseppe Santonocito per la zona di Belpasso – San Pietro Clarenza.

L’ordinanza ha tra i suoi destinatari più “qualificati” Santo Battaglia, ritenuto il capo storico del “gruppo” operante al villaggio Sant’Agata, ormai ergastolano. L’uomo, secondo i collaboratori di giustizia, non avrebbe mai reciso i propri legami con la cosca e avrebbe continuato a percepire uno stipendio mensile di 1.500 euro. A Roma è stato arrestato Giorgio Cannizzaro, che ha intrattenuto per conto della famiglia mafiosa catanese, documentati “rapporti” con grossi imprenditori appartenenti alla mafia siciliana e alla camorra. In manette anche Francesco Ferrera, figlio del detenuto Natale Ferrera. Tre delle persone colpite dal provvedimento sono tuttora ricercate perché risultate irreperibile.

GLI ARRESTATI

Maria Chiara  Ferraù

 

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